di Massimo Gervasi
Non servono più preamboli o filosofie: oggi in Italia il Servizio Sanitario Nazionale è una lotteria e i numeri lo dimostrano senza pietà.
•360 giorni di attesa per una TAC al torace.
•540 giorni per una risonanza magnetica o una visita oculistica.
•720 giorni, ovvero quasi due anni, per una colonscopia.
•Dai 400 ai 500 giorni per una visita specialistica in moltissime regioni.
In altre parole, milioni di italiani restano intrappolati in attese interminabili. E non si tratta di episodi isolati: è un fenomeno sistemico che varia drammaticamente da regione a regione. Alcune regioni, come la Toscana, la Lombardia e il Veneto, se la cavano meglio, spesso affidandosi al privato per ridurre i tempi di attesa. Ma in altre aree, come la Calabria, la trasparenza è un miraggio e la sanità pubblica è un campo abbandonato.
Le Regioni nascondono i dati reali, le associazioni di consumatori denunciano che il diritto alla salute è diventato una barriera insormontabile e i cittadini sono costretti a indebitarsi per pagare cure private. In molti casi, chi aspetta troppo a lungo per interventi chirurgici rischia la vita, perché il tempo è un lusso che il sistema non concede.
C’è una carenza enorme di personale: mancano migliaia di infermieri e i pochi rimasti denunciano turni massacranti e condizioni insostenibili. I nuovi aspiranti infermieri scelgono altri mestieri, e il sistema formativo si svuota. Lo stesso vale per i medici: le denunce parlano di un sistema di raccomandazioni che favorisce i figli di rettori o di primari, creando un futuro comparto medico sempre più impreparato.
Apicale è l'esempio del dottor Riccardo Nocini, figlio di un rettore, diventato professore di medicina con un concorso dove Nocini era l'unico candidato; il bando era stato promosso dal padre.
In sintesi, questo non è più un SSN che garantisce cure universali: è un sistema che fa pagare due volte i cittadini, prima con le tasse e poi con le parcelle private. Ed è un fallimento morale prima ancora che politico.
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