di Carlotta Degl'Innocenti
Sono state riavviate lo scorso 13 novembre le ricerche dei resti del magistrato Paolo Adinolfi, scomparso in circostanze misteriose il 2 luglio 1994.
Gli scavi in corso sotto la Casa del Jazz a Roma sono stati sollecitati dall'ex giudice Guglielmo Muntoni, il quale ha richiesto una verifica nell'antica galleria sotterranea, ipotizzando che possa celare i corpi di persone scomparse, tra cui quello di Adinolfi. La villa in questione era un tempo di proprietà di Enrico Nicoletti, ritenuto il cassiere della Banda della Magliana.
Banda della Magliana e i Servizi Segreti (SISDE)
Adinolfi era un magistrato noto per la sua integrità e si occupava di casi di fallimenti e bancarotte con gravi implicazioni finanziarie. All'epoca dei fatti, stava indagando sui buchi finanziari delle società Ambra Assicurazioni e Fiscom, società di intermediazioni finanziarie.
Poco prima di svanire, Adinolfi aveva contattato un collega di Milano, il magistrato Nocerino, che stava indagando proprio su Ambra Assicurazioni, con collegamenti alla Banda della Magliana ma anche al SISDE, all'epoca dello scandalo dei fondi neri.
Le indagini e la riapertura del caso
Le prime indagini sulla scomparsa di Adinolfi furono archiviate nel 1996 come "suicidio psicologico", ipotizzando che la vittima avesse deciso di far scomparire il proprio corpo.
A distanza di alcuni anni, le nuove dichiarazioni del pentito Francesco Elmo portarono alla riapertura del caso. Elmo mise in relazione la scomparsa di Adinolfi con la Banda della Magliana e il Colonnello del Sismi Mario Ferraro, suggerendo di "andare a scavare sotto casa di Nicoletti".
Una vicenda inquietante in quanto Mario Ferraro, un anno dopo la morte di Adinolfi, fu trovato morto impiccato in circostanze misteriose nella sua abitazione a Roma il 16 luglio 1995. Secondo il racconto della compagna, il giorno della sua morte, Ferraro si era "liberato di una grande quantità di documenti, bruciandoli e buttandoli in un grosso sacco della spazzatura". La donna stessa denunciò che non era possibile che Ferraro si fosse suicidato a un portasciugamani, più basso di lui.
L'allora Procuratore di Perugia, Alessandro Carnevale, interrogò Nicoletti e ordinò gli scavi nella sua villa, "Villa Osio" (oggi Casa del Jazz). Le ricerche furono però interrotte a causa di crolli nei cunicoli sotterranei. Il caso fu nuovamente archiviato per mancanza di indizi sul movente o il mandante, ma venne per la prima volta riconosciuto che Adinolfi fu con molte probabilità ucciso a causa del suo lavoro.
A distanza di 31 anni, con l'impiego di nuove tecnologie, inclusi i cani molecolari, le ricerche sono ripartite su decisione del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza, a seguito della segnalazione dell'ex giudice Muntoni, ora presidente dell'Osservatorio per il contrasto alla criminalità economica della Camera di Commercio di Roma.
"Questa attività non è solo sul giudice Adinolfi," afferma Muntoni, riporta Il Giornale. "L'obiettivo è capire cosa si possa nascondere nell'antica e storica galleria che trent'anni fa trovammo interrata. L'idea è che sia stata tombata per nascondere qualcosa, ma c'è anche una botola di accesso che permetteva il recupero di cose: armi, esplosivi, preziosi o documenti. Poi potremmo trovare dei corpi, come quello del giudice Adinolfi. È una cosa che chiedo da 29 anni."
Il possibile legame con Emanuela Orlandi
La ricerca di Adinolfi potrebbe intrecciarsi con il caso di Emanuela Orlandi. Il fratello, Pietro Orlandi, come riporta il FattoQuotidiano avrebbe ricevuto la confidenza di un magistrato che anni addietro gli disse “che anche il corpo di Emanuela poteva essere sotto la Casa del Jazz, dove ora si cerca Paolo Adinolfi."
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