di Tania Amarugi
Il carcere in Toscana è una polveriera. Mentre l'opinione pubblica si concentra su altre emergenze, il sistema penitenziario regionale continua a consumare vite nel silenzio delle sue mura. A testimoniarlo sono i numeri: 140 tentati suicidi nel solo 2024 registrati dal Garante dei detenuti, un allarmante segnale di disagio che trova il suo epicentro nel penitenziario fiorentino di Sollicciano.
Qui, la situazione resta la più critica della regione. Un bollettino di guerra che vede suicidi e atti di autolesionismo aumentare costantemente, un sintomo lampante del sovraffollamento e delle condizioni precarie in cui versano i detenuti. Nonostante la gravità della situazione sia nota da tempo, e nonostante i 10 milioni di euro stanziati dal governo per interventi urgenti a Sollicciano, la quotidianità per i detenuti rimane una lotta per la sopravvivenza.
E non è solo Sollicciano a soffrire. Nel giugno 2025, il carcere di Grosseto è stato indicato come il più sovraffollato della Toscana, raggiungendo tassi di occupazione insostenibili. La pressione è palpabile anche altrove, con situazioni complesse a San Gimignano e Siena, come denunciato ad aprile 2025 da esponenti politici regionali. Episodi di violenza tra detenuti, come la rissa scoppiata a Siena a ottobre, confermano un clima di tensione costante.
In questo scenario di degrado, non mancano i tentativi virtuosi di invertire la rotta. Il carcere della Dogaia a Prato, per esempio, si distingue per ospitare il primo polo universitario penitenziario della Toscana. Un progetto, nato nel lontano 2000, che offre percorsi di studio ai detenuti, dimostrando come il reinserimento sia possibile se supportato da iniziative concrete. Iniziative simili, come i laboratori teatrali attivi in molti istituti della regione, offrono spiragli di speranza e riabilitazione. La Regione Toscana stessa ha varato a fine 2024 un piano per la prevenzione dei suicidi, un segnale di attenzione, seppur insufficiente, a fronte della vastità del problema.
Eppure, a frenare ogni progresso sono i continui ritardi e la mancanza di politiche strutturali. I "Carcere per la semilibertà", previsti per legge, restano un miraggio, rallentando un processo di reinserimento che potrebbe sgonfiare in parte le carceri.
Le parole del Garante dei detenuti risuonano come un monito: la crisi del sistema carcerario toscano non può più essere ignorata. Nonostante le promesse e qualche investimento, la realtà resta drammatica. L'emergenza non è finita, e le carceri toscane continuano a pagare un prezzo troppo alto, fatto di disperazione e vite spezzate.
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