Arezzo città violenta. Tra risse, paura e silenzi della politica, Arezzo non è più la città paradiso di una volta

Pubblicato il 6 ottobre 2025 alle ore 07:00

di Massimo Gervasi

Arezzo, la città che un tempo veniva definita un “paradiso toscano”, oggi è diventata una città che fa paura. Le cronache di questi giorni raccontano di risse notturne, aggressioni, degrado crescente. Via Cesare Battisti, via Vittorio Veneto, San Donato, fino a Sansepolcro: nomi che una volta evocavano tranquillità e vita di quartiere, oggi fanno pensare a violenza, sirene, e gente che scappa.

L’ennesima rissa — con protagonisti cittadini stranieri — è solo l’ultimo segnale di un malessere che monta da tempo. Quindici persone identificate, decine coinvolte, scene di caos nel cuore della città. E come se non bastasse, episodi analoghi si moltiplicano anche in provincia: Sansepolcro, Bibbiena, Montevarchi… un’escalation che dovrebbe far tremare le istituzioni, non solo i cittadini.

Una politica che si sveglia solo in campagna elettorale

In questi momenti di tensione, puntuale come un orologio svizzero, arriva la politica. Si presentano comunicati, si rilasciano dichiarazioni, si invocano rimpatri, nuove leggi, centri di accoglienza da chiudere o aprire. Tutto molto comodo… ma sempre dopo l’ennesimo fatto di cronaca, e sempre prima delle elezioni.

Dove sono, però, quando le famiglie chiedono sicurezza? Quando i commercianti vedono svuotarsi le vie del centro? Quando le nostre strade diventano teatro di violenza?
Le parole si sprecano, ma i fatti restano sempre promesse elettorali. E Arezzo, nel frattempo, sprofonda.

Una città lasciata sola 

La paura non nasce da un singolo episodio, ma da una serie di segnali ignorati. Quartieri abbandonati, controlli scarsi, degrado che avanza. Si chiudono gli occhi di fronte a un problema che non è politico bensì di sicurezza, di civiltà, di tutela di chi rispetta le regole.

Non si può parlare di accoglienza se non si garantisce prima il rispetto delle leggi. Non si può parlare di integrazione se interi quartieri diventano zone franche. Non si può predicare solidarietà quando il cittadino onesto vive con la paura di uscire la sera.

Servono fatti, non proclami

Arezzo non ha bisogno di slogan, ma di azioni concrete messe in atto da una politica che torni tra la gente, che ascolti e che decida. Una richiesta di sicurezza e dignità da parte dei cittadini che si sentono abbandonati e che prescinde da forme di razzismo o dalla mera propaganda elettorale.

 

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