di Massimo Gervasi
Prima ci hanno parlato dei “kit di sopravvivenza”: acqua, cibo, medicine, torce. Oggi arriva dalla Banca Centrale Europea la nuova raccomandazione: tenere in casa contanti, almeno 70 euro per persona, per affrontare possibili emergenze. Blackout, attacchi informatici, crisi energetiche: l’elenco è lungo.
Ma una domanda brucia sulle labbra di tutti: qual è la verità?
Perché queste raccomandazioni arrivano a raffica? Ci stanno preparando a una nuova ondata di Covid? A una guerra? A una carestia? A qualcosa di cui noi cittadini non siamo ancora informati?
Siamo di fronte a un cambio di paradigma. Per anni ci hanno detto che la moneta elettronica è il futuro, che il contante è vecchio, sospetto, da limitare. Adesso, all’improvviso, l’Europa invita a tornare al contante come strumento di resilienza. Un controsenso? O piuttosto l’ammissione che il sistema digitale è fragile e può essere bloccato in ogni momento?
E soprattutto: chi decide tutto questo? Le stesse persone che negli ultimi decenni hanno sostenuto guerre, spese militari, biotecnologie, accordi opachi. I nostri governanti predicano pace ma firmano forniture di armi; predicano progresso ma ci preparano alla sopravvivenza. Ora ci spiegano come proteggerci, ma non ci spiegano da chi o da cosa.
Non è più solo un tema economico: è un tema di fiducia e di libertà. Se ci consigliano di tenere contante in casa, stanno dicendo che il sistema che gestiscono non è affidabile. Se ci dicono cosa dobbiamo avere nel kit di sopravvivenza, stanno dicendo che non possono garantirci sicurezza e stabilità.
Il rischio è che tutto questo diventi l’ennesima normalizzazione della paura: creare allarme per spingere i cittadini ad accettare controlli, restrizioni, nuove regole. Si parla di resilienza, ma potrebbe essere l’anticamera di un nuovo modello di società controllata, dove il cittadino non è più un soggetto ma un ingranaggio: soldi non suoi, case non sue, libertà non sue.
E allora la domanda è inevitabile: cosa c’è sotto?
Davvero ci stanno proteggendo? O ci stanno preparando a convivere con un sistema che non garantisce più niente se non precarietà e obbedienza?
Il Giornalista Scomodo non ha risposte definitive, nessuno le ha, ma una certezza: chiedere, dubitare, pretendere trasparenza è oggi più che mai un atto di dignità. Perché la vera “resilienza” non sta nel tenere 70 euro in casa, ma nel difendere il diritto dei cittadini a sapere, capire e decidere.
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