di Massimo Gervasi
Altro che riforma della riscossione, altro che pace fiscale! Quello che sta emergendo dalle indiscrezioni riportate da Il Sole 24 Ore e confermato da altre testate è inquietante: l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ADER) potrebbe presto ottenere il potere di sapere non solo dove abbiamo i conti correnti, ma addirittura quanti soldi ci sono dentro.
Un salto di qualità nel controllo che porta il Fisco a diventare un vero e proprio Grande Fratello finanziario.
I numeri del fallimento
Il cosiddetto magazzino fiscale — cioè le cartelle esattoriali non riscosse accumulate dal 2000 a oggi — ammonta a oltre 1.200 miliardi di euro.
Peccato che di questi, secondo la commissione tecnica guidata da Benedetti, quasi la metà sia irrecuperabile. E infatti negli ultimi vent’anni il tasso di riscossione effettivo si è fermato a un misero 9,6%.
Un fallimento totale dello Stato, che ora tenta di correre ai ripari non semplificando il sistema, non riducendo la pressione fiscale, non tagliando sprechi, ma provando a mettere le mani direttamente nei nostri risparmi.
La solita illusione delle rottamazioni
Ogni governo annuncia “rottamazioni”, “pace fiscale”, “saldo e stralcio”. Tutte misure che sulla carta promettono miliardi e miliardi, ma che nella realtà si rivelano un flop: incassi molto più bassi delle aspettative, contribuenti che decadono perché non riescono a pagare tutte le rate, e il magazzino fiscale che continua a crescere come un macigno.
E mentre si continua a sbandierare la “carota” delle rottamazioni, dall’altra parte arriva il “bastone”: accesso ai conti correnti, pignoramenti più rapidi, controlli più invasivi.
Una scelta politica sbagliata
Diciamolo chiaramente: questa non è giustizia fiscale, ma accanimento fiscale.
Il problema dell’Italia non sono i cittadini che non riescono a pagare, ma uno Stato che chiede troppo e restituisce poco, che pretende tributi da record europeo mentre lascia imprese, famiglie e professionisti senza servizi adeguati, senza welfare, senza garanzie.
Invece di sostenere chi produce, si punta a spremere chi già è in difficoltà. Invece di aiutare le PMI a crescere, si pensa a controllare se hanno due spicci sul conto corrente da pignorare.
La vera riforma che servirebbe
Se davvero si volesse riformare la riscossione, bisognerebbe:
- stralciare i crediti irrecuperabili che gonfiano i numeri senza senso,
- semplificare il sistema fiscale riducendo tasse e burocrazia,
- tutelare chi paga regolarmente e non perseguitarlo,
- combattere la grande evasione, non accanirsi su piccoli debitori schiacciati da una pressione insostenibile.
Ma tutto questo richiede coraggio politico. Molto più facile, evidentemente, trasformare i nostri conti correnti in un “bancomat” a disposizione dello Stato.
Altro che bastone e carota: qui si sta preparando un fisco cannibale.
E il rischio è che, alla fine, a pagare siano sempre i soliti: famiglie, artigiani, commercianti e piccole imprese.
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