a cura della Redazione
Estratto della nostra intervista a Massimo Gervasi, referente per la Toscana del Sindacato Datoriale PIN – Partite Iva Nazionali
-La sanità privata in Toscana continua a essere trattata come una figlia di serie B. Eppure, senza di essa, il sistema sanitario regionale crollerebbe nel giro di pochi giorni: le cliniche private e accreditate assorbono pazienti che il pubblico non riesce più a gestire. Il problema?
Dietro le facciate pulite delle strutture, ci sono lavoratori spremuti, sottopagati, abbandonati da chi dovrebbe rappresentarli. Dal 2018 i contratti della sanità privata sono bloccati. Stipendi fermi, zero indennità, nessun riconoscimento. Un infermiere nel privato guadagna in media 300 euro in meno del collega del pubblico, con gli stessi carichi di lavoro e spesso con turni ancora più massacranti. Per OSS, fisioterapisti e tecnici la forbice è ancora più umiliante.
Questa non è solo una questione di buste paga: è una questione di dignità calpestata. In piena campagna elettorale, la politica – di destra e di sinistra – si è accorta del problema. Mi hanno contattato candidati, partiti e movimenti: tutti pronti a dire “ci stiamo” e a esprimere solidarietà. Ma la verità è che le promesse non riempiono i frigoriferi delle famiglie né pagano le bollette dei lavoratori. Chi governa la Regione Toscana deve assumersi le proprie responsabilità: basta slogan, servono atti concreti.
E i sindacati?
Nel pubblico si muovono e strappano aumenti. Nel privato, invece, litigano tra loro e fanno melina. L’ultima trovata è stata la lettera unitaria di CGIL, CISL FP e UIL FPL al ministro Schillaci e al presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga. Scrivono che chi riceve finanziamenti pubblici deve applicare i contratti sottoscritti e rinnovarli parallelamente al pubblico.
Giusto, verissimo. Ma viene da chiedersi: dov’erano negli ultimi sette anni? Perché i lavoratori del privato sono stati lasciati soli, con stipendi fermi e contratti scaduti?
A proposito del ministro Schillaci: il paradosso delle parole vuote. Persino il ministro Schillaci ha avuto il coraggio di dire che vuole garantire la parità con il pubblico. Ma di quale parità parla? È lui il ministro della Salute, non un opinionista da bar. Ha nelle mani gli strumenti per intervenire e non lo fa. E allora la verità è una: o non vuole, o non può. In entrambi i casi, la responsabilità politica è evidente. Il tempo delle chiacchiere è finito!
Ho ricevuto centinaia di messaggi da dipendenti della sanità privata, da tutta Italia: infermieri, OSS, fisioterapisti, tecnici, amministrativi. Naturalmente, il problema, come si voleva dimostrare, è nazionale, con famiglie e sacrifici sulle spalle, che chiedono solo rispetto. Sono stato invitato a Roma, Napoli, Firenze, Pisa e Arezzo per incontrare associazioni, sindacati e rappresentanti politici. Il nostro obiettivo è portare questa battaglia in Parlamento, insieme al presidente nazionale di PIN, cavaliere Antonio Sorrento.
Non mi accontento delle pacche sulle spalle né dei tavoli annunciati e mai convocati. La miccia è accesa, e questa volta non si spegnerà finché non arriveranno fatti concreti.
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