Stallo di animali, dal volontario al business, il passo è breve

Pubblicato il 15 settembre 2025 alle ore 07:00

di Carlotta Degl’Innocenti

Gli appelli degli animali in rete sono aumentati di pari passo in cui gli stessi social hanno cominciato a prendere piede e sono diventati ormai una seconda vita virtuale in stile “second life” e realtà importanti per creare reti di solidarietà che hanno contribuito senza ombra di dubbio a salvare piccole vite.

Un fenomeno che, tuttavia, ha destato l’interesse di chi dietro a queste tendenze può trarre profitti. Così come il settore del pet food e pet care ha continuato a salire in maniera esponenziale in questo ultimo decennio come emerso dallo stesso Rapporto Assalco-Zoomark 2025 sull’evoluzione del mercato del pet food e del pet care in Italia- mercato che tra l’altro non si è fermato neanche in periodo pandemico- tutto il settore legato agli animali è ad oggi uno dei più floridi. 

In questo nuovo linguaggio del contemporaneo, non può sfuggire la parola “stallo”, accompagnata dal fatico “Urgente: cerco stallo” che annuncia tutta la drammaticità di un caso oppure l’appello più soft del “offro stalli e pensioni”. 

Che cos’è uno stallo? 

Uno stallo per definizione è un’accoglienza temporanea che viene data ad un animale che sia domestico o di altre specie, in attesa di una sua collocazione definitiva come un’adozione o, tempo di una degenza, per il reinserimento nel suo habitat di origine come nel caso di gatti di colonie,  cani randagi o di quartiere. A volte si parla di “balie” per cuccioli che offrono stallo temporaneo di cuccioli di diverse specie fino alla loro crescita e o adozione. 

Ab origine, questa pratica era considerata di nicchia, relegata al circuito delle volontarie e delle associazioni che operano sul campo. 

Con l’aumentare dell’utilizzo dei social e la diffusione degli appelli, gli stalli hanno interessato anche cittadini comuni che, mossi per compassione, si sono resi disponibili nell’offrire un riparo, una messa in sicurezza ad un animale bisognoso. 

Stalli e criticità: persone inesperte e ipotesi di business

Lo stallo non è solo accoglienza temporanea dell’animale. Comporta anche il provvedere a tutti gli accertamenti veterinari, spese mediche per cure e trattamenti. Per cui una persona che decide di stallare un animale è consapevole dell’impatto non solo emotivo e del coinvolgimento della sfera affettiva ma anche dell’impegno economico che in alcuni casi può rivelare brutte sorprese. 

Quello che poteva essere un gesto di volontariato, con, in alcuni casi, un rimborso spese per lo “stallante” da parte di un’associazione o di un privato per necessità per cibo e cure mediche si è presto trasformato in ipotesi di guadagno. 

E così, spesso le pensioni hanno iniziato a prendere animali in stallo dietro lauto compenso, altre più oneste, applicando scontistiche per andare incontro all’emergenza. Parallelamente a queste pensioni riconosciute, sono emersi stalli casalinghi per cui privati cittadini hanno progressivamente creato una loro attività parallela con la quale in alcuni casi trarre profitto dalla buona fede di chi spera salvare un animale. 

Dove sta il giro d’affari? 

In un approfondimento pubblicato da Panorama a fine 2024 sul tema “Il business degli animali in gabbia”, Ciro Troiani, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafie per la LAV ha parlato di stime da capogiro che si aggirano sui 127 milioni di euro l’anno, 1300 euro l’anno a cane per quanto riguarda il circuito dei canili, rifugi e pensioni, nel settore del randagismo. Un giro d’affari che come ha ben sottolineato l’esperto di certo non incentiva le adozioni, bensì favorisce il generare ricavi dal mantenere un animale all’interno delle strutture per intercettare non solo fondi pubblici nel caso dei canili e rifugi o pensioni convenzionate ma anche donazioni private

Una fetta di mercato che non può non fare gola e che si può trasformare facilmente in una vera e propria organizzazione di traffico di animali che coinvolge associazioni, cittadini stallanti ma anche veterinari, Asl Veterinarie (soprattutto in alcune regioni), case farmaceutiche e rivenditori pet food conviventi.  

Quali sono i pericoli?

  • Persone inesperte: un elemento che può mettere in pericolo l’animale risiede nell’inesperienza dello stallante sia nella gestione quotidiana dell'animale, nella sua messa in sicurezza in spazi idonee, nel trattamento e cure a lui destinate;
  • Un sommerso che attrae la criminalità organizzata: come accennato, uno dei pericoli legati al circuito degli stalli è quello della criminalità organizzata che facendo leva sui buoni sentimenti delle persone crea una vera e propria rete di stalli per generare profitti e traffico di animali; 
  • Rischio per la tracciabilità dell’animale: questo spostamento degli animali è un chiaro rischio per la tracciabilità dell'animale. Il ruolo delle ASL veterinarie è fondamentale e qualsiasi animale dovrebbe essere segnalato alla ASL di competenza per una sua iscrizione all'anagrafica e per tutti dovuti accertamenti del caso, garantendo la messa in sicurezza dell'animale;
  • Rischi di diffusione malattie: un problema serio che non può essere tralasciato. Molti esemplari randagi sono vettori di malattie trasmissibili. Il rischio è quella della loro diffusioni casomai in ambienti in cui sono già presenti altri animali o negli spostamenti dell'animale recuperato da una provincia o una regione all'altra. Per cui prima di tutto è fondamentale sottoporre l'animale ad una profilassi veterinaria. 

Perché gli stalli? Dove sono le istituzioni?

Un quadro disarmante tanto più che fa leva sulla sensibilità dei cittadini. E’ evidente che questo fenomeno indica la palese assenza delle istituzioni incapaci di far fronte e individuare soluzioni concrete ad una problematica sociale.  

Il fenomeno degli stalli è emerso per provvedere ad una carenza delle istituzioni nel fornire rifugi e canili adeguati per il numero di animali rinvenuti nei territori e alle emergenze. A questo si aggiunge la carenza di fondi da destinare a questo servizio, ad implementare gli spazi e ad adeguare le strutture creando aree distinte tra canile sanitario, aree per cuccioli o cani anziani o aree per cani pericolosi e aggressivi. Il pericolo sanitario è uno dei motivi più diffusi che ha portato agli stalli soprattutto per i cuccioli che nei canili potrebbero contrarre virus pericolosi come la parvovirosi canina, una malattia altamente contagiosa e letale. Per cui la necessità dello stallo risiede nel mettere i cuccioli in sicurezza. 

Non basta inasprire le pene per far fronte al fenomeno del randagismo e degli abbandoni. Ad oggi, nessuna norma ha portato a risultati concreti. Gli investimenti per la creazione di strutture e per il loro adeguamento e nella prevenzione con controlli e monitoraggi che dovrebbero essere effettuati prima di tutto dalle ASL veterinarie è senza ombra di dubbio il primo scalino da superare. 

Non esiste ad oggi una legge specifica per lo stallo temporaneo degli animali. L'iter dovrebbe essere seguito dagli enti di competenza.

Normalizzare la temporaneità di uno stallo è difficile in quanto è spesso legato all'emergenza del caso. Per gli stalli che non sia di animali domestici come ad esempio asini, cavalli o altre specie, sono richiesti dei requisiti come ad esempio il numero di stalla, pena sanzioni anche severe. 

Imparare a distinguere  

In questo panorama è importante fare una distinzione. Non tutte le realtà sono corrotte. Ci sono associazioni e volontari che ancora operano in maniera trasparente per soccorrere, mettere in sicurezza e garantire un lieto fine ad un animale. Azioni che richiedono non solo risorse fisiche ma anche economiche. 

Per questo, nel caso degli appelli di stalli è importante scindere e verificare l’attendibilità. In quest’ottica, gli esperti consigliano sempre di optare per stalli vicini e se si vuole effettuare delle donazioni per aiutare un animale oppure individuare uno stallo dove portare un animale soccorso è consigliato rivolgersi a realtà che sono sul proprio territorio. E' importante richiedere aggiornamenti quotidiani sull' andamento dell’animale, registrazione alla ASL veterinaria, diagnosi, trattamenti e fatturazioni di spese veterinarie. e casomai effettuare visite all'animale. 

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