Acque reflue: grande staccata per l'allineamento alle normative europee per l'Italia ma non è sufficiente

Pubblicato il 15 settembre 2025 alle ore 07:00

di Rita Bruno

Scarti di produzione di acqua per le attività umane, da quella domestica all'agricoltura, all'industria e all'urbanizzazione rappresentano praticamente le cosiddette acque reflue se non trattate correttamente possono rappresentare un grave pericolo ambientale. Possono contenere sostanze inquinanti determinando la salubrità delle acque superficiali e sotterranee compromettendone la qualità mettendo a rischio sia la vita acquatica che la salute umana. Una rapida crescita di alghe che consumando l'ossigeno durante il processo di decomposizione potrebbero portare alla morte pesci e altre forme di vita acquatica pregiudicando così l'ecosistema acquatico.

Conseguenze del non trattamento 

Non trattare correttamente le acque reflue può comportare gravi conseguenze anche socio economiche con costi sanitari aggiuntivi per la cura delle malattie, perdite economiche per le industrie,  danni alle attività ricreative e turistiche con deprezzamento delle zone interessate, portando ai nostri occhi alto degrado. Il corretto procedimento per il trattamento delle acque reflue è fondamentale affinché non comportino un pericolo ambientale a tutela della salute umana e della biodiversità, mantenendo così la qualità dell'acqua e sostenendo come già detto le attività economiche. 

Fioccano multe dalla Corte di giustizia (procedura infrazione- c515/23) 

La Corte di giustizia dell'Unione Europea condanna l'Italia con un pronunciamento nel marzo 2025 a pagare una somma forfettaria di 10 milioni di euro e una penalità di 13.687.500 euro per ogni semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 10 aprile 2014.Le multe però andranno a scendere d’importo man mano che l’Italia dimostrerà di aver messo in funzione gli impianti mancanti.

Da 41 casi di irregolarità con imponente rischio ambientale il nostro paese passa a  5 agglomerati anche se in realtà ne sarebbero rimasti 4 fuorilegge. Castellammare del Golfo, Cinisi, Terrasini, Trappeto (Sicilia) gli interventi di adeguamento sono in corso ma  saranno portati a conclusione entro fine 2026. Per Courmayeur (Valle d'Aosta) non sono stati forniti dall'Italia i documenti a dimostrazione del corretto funzionamento dell'impianto, ma i lavori sarebbero arrivati a conclusione il 31 dicembre 2023.

Per Trappeto invece Roma sostiene che per il numero di abitanti il centro urbano non ricadrebbe in certi obblighi per la gestione delle acque reflue i lavori comunque sono stati ultimati nel 2023.

 

L'Italia riconosce la propria mancanza ma deve arginare tutte le cause che l'hanno resa responsabile dell'infrazione segnalata dalla Commissione Europea per questioni economiche ma anche per la tutela della salute degli italiani.

In assenza di questa normativa non avremmo più nulla sulle nostre tavole, l'acqua "utilizzata", a differenza di altre energie (gas, elettricità), può essere riutilizzata se trattata adeguatamente.

 

NORMATIVA A TUTELA DELL'AMBIENTE

 D.LGS. 152/06 T.U. AMBIENTALE e riprende quanto già introdotto con il precedente D.Lgs. 152/99 che  si dedica alla qualità del corpo idrico destinato a recepirli, prevedendo lo sviluppo delle attività di monitorare ed eventualmente di quantificare il danno ambientale esercitato dall'uomo.

 *La Direttiva Europea sulle acque reflue (Direttiva UE 2024/30/2019) introduce un trattamento più stringente per gli inquinanti promuovendo il riutilizzo delle acque trattate in agricoltura la Direttiva protegge la salute umana e l'ambiente e incentiva pratiche di economia circolare introducendo il principio "chi inquina paga" per le industrie.

 

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