di Redazione
Dopo le polemiche sullo sgombero dello storico Centro sociale Leoncavallo a Milano avvenuto questa estate, è esplosa la polemica sulle occupazioni, nello specifico quella di CasaPound a Roma, situata in un palazzo di proprietà del Demanio in via Napoleone III a Roma.
Lo stesso del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è intervenuto sulla questione. Già da prefetto di Roma, nel 2022, aveva inserito l'immobile occupato da Casapound nella lista degli stabili da liberare e recentemente ha anche richiesto un censimento per identificare chi risiede ancora nell'edificio. Un passo, ritenuto preliminare per individuare le persone vulnerabili per ricollocarle. Tuttavia, secondo quanto emerso, la data del censimento ancora non sarebbe stata fissata.
Il portavoce di CasaPound, Luca Marsella, ha prontamente replicato, sostenendo che il movimento si opporrà a un eventuale sfratto, evidenziando che l’occupazione di Casapound non è paragonabile a quelle di altri centri sociali, in quanto ospita solo italiani. All'interno del palazzo vivono circa 20 famiglie e l'immobile ospita anche la sede del movimento giovanile Blocco Studentesco e gli studi di una radio.
Debito di Casapound
Secondo le stime della Corte dei Conti, l'occupazione di CasaPound a Roma aveva generato tra il 2004 e il 2019, un danno erariale di circa 4,6 milioni di euro quantificando la perdita economica dovuta alla mancata disponibilità dell'immobile -un tempo sede di uffici del Ministero dell'Istruzione- e ai canoni di affitto mai riscossi in oltre 15 anni.
A questo si aggiungono debiti per utenze, tra le quali, nel 2019, fu segnalato un debito di circa 330.000 euro con Acea, la società fornitrice di energia elettrica a Roma, per bollette non pagate.
Le condanne
Nel 2019, la sindaca di Roma Virginia Raggi ordinò la rimozione della scritta "Casapound" dalla facciata dell'edificio occupato come gesto simbolico da parte del Comune. Dopo il fallimento di un'iniziativa parlamentare per lo sgombero, nel 2023, il giudice monocratico di Roma ha condannato dieci militanti di CasaPound a 2 anni e 2 mesi di reclusione per l'occupazione abusiva del palazzo di via Napoleone III. Tra i quali alcuni esponenti del movimento, tra cui Gianluca Iannone, Simone Di Stefano e Davide Di Stefano. La sentenza dispose il pagamento di una provvisionale di 20.000 euro, ordinando il dissequestro dell'immobile e la sua immediata restituzione all'Agenzia del Demanio.
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