Armi all’Ucraina: ultimi aggiornamenti 

Pubblicato il 29 dicembre 2025 alle ore 07:00

di Alessio Colletti

Mentre prosegue il conflitto fra Russia e Ucraina, facciamo il punto sulla posizione europea e italiana.

La guerra in Ucraina continua e le notizie più recenti sembrano allontanare le prospettive di pace. La Russia prosegue con i suoi attacchi lungo la linea del fronte ma ancora fatica a digerire l’uccisione del generale Sarvarov a causa di un’autobomba, riconducibile a Kiev. Zelensky, nel suo discorso di Natale, invita all’unità del popolo ucraino ma, nell’augurare la morte a Putin, si lascia andare a dichiarazioni discutibili che non aiutano a spegnere una tensione già altissima.

Lo stesso Zelenskj conferma le perplessità sul piano di pace promosso da Trump: invoca garanzie di sicurezza più solide per il suo Paese, non vuole tagli alle Forze Armate e respinge l’eventualità di una cessione dei territori contesi. Condizioni che non possono conciliarsi con le richieste di Mosca. 

La posizione dell’Europa

L’Unione Europea, per bocca del presidente della Commissione Von der Leyen, conferma il suo appoggio incondizionato alle istanze ucraine, eppure alcune posizioni sono meno solide di quello che appaiono. Analizziamo ad esempio il delicato caso dei famigerati asset russi congelati, molti dei quali custoditi presso l’istituto Euroclear.

La proposta di utilizzare i fondi della Banca Centrale della Federazione Russa per finanziare le politiche del governo ucraino ha sollevato critiche e dubbi da più parti visto che non si capisce quale cornice di legalità del diritto internazionale supporterebbe una mossa di questo genere. Possibili ritorsioni e rischio di perdita di fiducia dei sistemi finanziari occidentali hanno persuaso i leader europei a optare per un prestito di 90 miliardi, rendendo così impossibile una parvenza di accordo sull’impiego dei capitali russi.

In tutta questa vicenda, un ruolo chiave sarebbe stato svolto dalla Francia, con Macron restio a sposare la linea dura di Merz e Von der Leyen. Un retroscena che dimostrerebbe ulteriormente la fragilità della coalizione europea. 

Il ruolo dell’Italia 

La premier Meloni conferma che il governo italiano non manderà truppe in Ucraina e insiste per trovare un compromesso sulla base delle proposte di Trump. L’autorevole Kiel Institute for the World Economy ha calcolato quali sono gli Stati che maggiormente inviano aiuti militari a Kiev. In testa alla classifica troviamo gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito e i Paesi scandinavi. L’Italia figura più in basso in questo elenco, arrivando a un esborso che sfiora i 2 miliardi di dollari. Per fare un confronto, la Germania di Merz, che sta ostinatamente sponsorizzando il riarmo e le politiche belliciste del Vecchio Continente, in questi quasi quattro anni di conflitto ha garantito all’esercito di Zelenskj flussi di oltre 22 miliardi di dollari.

In ogni caso, nonostante alcune posizioni divergenti all’interno della coalizione governativa, l’esecutivo italiano proseguirà a inviare armi in Ucraina. Sembra raggiunto l’accordo sull’ultimo decreto, dove sono previsti fondi anche per finalità di carattere civile, come il finanziamento della ricostruzione della rete elettrica.

Fonti ufficiali indicano che il nostro Paese, dall’inizio della guerra, ha approvato almeno 12 pacchetti di aiuti militari. Le forniture riguardano principalmente i sistemi di difesa SAMP/T per aiutare l’Ucraina a proteggersi dagli attacchi aerei del nemico e i veicoli corazzati M113 che rendono più agevoli e sicuri gli spostamenti delle truppe sul campo di battaglia. Da sottolineare anche un altro aspetto, ovvero il nostro governo ha sempre proibito l’impiego delle armi italiane per il perseguimento di finalità offensive all’interno del territorio russo.

Dunque, rispetto ai partner europei, la posizione dell’Italia sulla crisi russo-ucraina appare improntata a un maggior equilibrio e ragionevolezza.

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