di Massimo Gervasi
Ad Arezzo il Forum Risk Management si è confermato, ancora una volta, l’unico vero luogo dove la sanità italiana si guarda allo specchio senza filtri, e non sempre l’immagine restituita è rassicurante.
Anche quest’anno oltre quindicimila presenze, più di mille relatori, istituzioni, aziende, esperti e tecnici arrivati da tutta Italia: un evento che ormai determina l’agenda sanitaria nazionale più di molti tavoli istituzionali.
L’intervento del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha inevitabilmente polarizzato il dibattito, soprattutto per il passaggio più atteso: la sanità privata convenzionata come possibile strumento per abbattere liste d’attesa ormai fuori controllo. Giani ha aperto al privato, affermando di “non avere pregiudizi ideologici” e di essere disponibile a ricorrervi maggiormente dove necessario, purché tutto avvenga con “trasparenza” e dentro un quadro di rafforzamento del pubblico. Parole misurate, quasi chirurgiche, che cercano di tenere insieme consenso politico, emergenza strutturale e una narrazione che vuole difendere il sistema pubblico mentre ammette che, da solo, non ce la sta più facendo.
Diritto alle cure
Ed è qui che si inserisce il contributo, prezioso, concreto e meno diplomatico, del dott. Stefano Tenti, che da anni denuncia senza timori le incongruenze di un sistema che annuncia riforme ma fatica a garantire ciò che per legge dovrebbe essere già oggi un diritto: accesso tempestivo alle cure. Tenti lo ha ribadito con chiarezza: non basta dire che si userà il privato convenzionato “se serve”. Serve capire perché serve. Serve capire perché oggi il pubblico non riesce a rispondere. E soprattutto serve dire la verità ai cittadini: se le liste d’attesa sono ingestibili è perché mancano personale, pianificazione e strumenti adeguati. Non per colpa dei cittadini che “prenotano troppo”, ma per colpa di un sistema che negli anni è stato lasciato andare alla deriva. Una deriva che oggi paghiamo con mesi e anni di attesa per una visita, un’ecografia, una risonanza, una semplice prestazione specialistica che diventa un labirinto.
Aumento del Fondo Sanitario Nazionale
Le dichiarazioni di Giani sulla richiesta di aumentare il Fondo Sanitario Nazionale al 7,5% del PIL sono condivisibili, certo. Ma intanto, mentre si aspetta che Roma faccia miracoli, i cittadini aspettano esami. Ed è qui che il Forum diventa prezioso: non perché produce slogan, ma perché costringe a confrontarsi con chi la sanità la vive sul campo. Ares, aziende sanitarie, medici, infermieri, amministratori, tecnici: e tutti dicono la stessa cosa, da anni. Le liste d’attesa non si abbattono con le conferenze, né con le frasi rassicuranti. Si abbattono ripensando il sistema, investendo dove serve, valorizzando chi lavora nei reparti e nei servizi e, se proprio necessario, integrando con il privato, ma senza ipocrisie. Perché è inutile fare finta che il privato sia un tabù o un ripiego vergognoso: oggi è spesso l’unico modo per garantire prestazioni che il pubblico non riesce più a fornire nei tempi di legge. E questo non dovrebbe essere motivo di imbarazzo, ma un punto di partenza per capire dove si è rotto il meccanismo.
Il Forum di Arezzo resta un luogo indispensabile proprio per questo: perché mette allo stesso tavolo chi decide, chi lavora e chi subisce le conseguenze di ciò che non funziona. È uno dei pochi eventi nazionali in cui si parla apertamente sia di innovazione, telemedicina, IA, assistenza territoriale, case di comunità, sia dei problemi più radicali: carenze di organico, stipendi insufficienti, attrattività in calo, fuga di professionisti, burocrazia infernale. E non è un caso che le parole più pragmatiche arrivino sempre da figure come Tenti: professionisti che non devono costruire consenso, ma rispondere ogni giorno ai bisogni dei cittadini.
In definitiva, questo Forum ha ribadito un fatto semplice e incontestabile: la sanità italiana è in bilico tra ciò che promette e ciò che riesce davvero a fare. Giani apre al privato senza ammetterlo troppo, il governo non finanzia a sufficienza, le Regioni provano a tappare falle sempre più grandi e operatori come Tenti continuano a ricordarci che la realtà è più dura della retorica. Eppure, proprio in questo intreccio di posizioni, tensioni e verità scomode, il Forum di Arezzo resta uno strumento potentissimo: un luogo dove le parole possono, se qualcuno lo vuole davvero, trasformarsi in decisioni concrete. Perché le conferenze passano, le attese restano. E i cittadini non possono più aspettare.
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