Oro, Innovazione, Turismo: Arezzo davanti al bivio decisivo del suo futuro economico

Pubblicato il 1 dicembre 2025 alle ore 07:00

di Massimo Gervasi

Arezzo si trova nel pieno di una fase storica delicatissima, segnata da profonde trasformazioni globali e da uno scenario locale che alterna segnali di forza a elementi di forte fragilità. Lo si è capito con chiarezza durante il confronto organizzato da "Arezzo Immagina", dedicato alla domanda che oggi più di altre attraversa il territorio: Arezzo è davvero a un bivio economico?

A portare la loro visione sono stati tre protagonisti assoluti della vita produttiva locale: Giordana Giordini, presidente di Confindustria Toscana Sud; Silvia Russo, segretaria generale CISL Toscana; Massimo Guasconi, Presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena. Dalle loro analisi emerge un quadro ricco di opportunità, ma che richiede scelte rapide, coraggiose e condivise.

Tessuto industriale di Arezzo

L’economia aretina poggia ancora in larga parte sulla manifattura, e in particolare sul comparto orafo. Ma proprio qui oggi il terreno è più scivoloso.
Giordana Giordini lo definisce senza giri di parole: un momento tra i più difficili degli ultimi decenni.

Il prezzo dell’oro ha raggiunto livelli record, mai visti prima, mettendo sotto forte stress le aziende. A questo si aggiunge una congiuntura internazionale complessa, fatta di tensioni geopolitiche, instabilità dei mercati e una domanda globale incerta.
Eppure, il tessuto produttivo aretino mostra una resilienza rara: continua a investire, innovare, esportare. Ma non può farlo da solo.

Le imprese chiedono: risposte rapide e semplificate da parte delle istituzioni; un patto territoriale vero, capace di unire imprese, scuola, amministrazioni, sindacati; politiche urbane che rendano Arezzo attrattiva per i giovani, affinché non si limitino a lavorare qui, ma scelgano di viverci.

Giordini insiste su un punto diventato ormai imprescindibile: il rapporto con le nuove generazioni. Le aziende devono aprire le porte ai ragazzi e la scuola deve tornare a dialogare con il mondo produttivo. Ma serve anche una città più moderna, viva, ricca di servizi culturali e sportivi, in grado di competere con altre realtà toscane e italiane.

Silvia Russo della CISL porta sul tavolo un tema tanto noto quanto sempre sottovalutato: Arezzo fatica a trattenere i propri giovani laureati, che preferiscono trasferirsi altrove, spesso verso città più dinamiche o regioni economicamente più aggressive.
Il territorio continua invece ad attirare soprattutto lavoratori con livelli di istruzione medi o bassi, un fenomeno che a lungo andare rischia di frenare l’innovazione delle imprese.
Per Russo, la priorità è chiara: serve un nuovo patto sociale territoriale, basato su responsabilità condivise e su una visione culturale e produttiva moderna.

Turismo per Arezzo 

Dati alla mano, però, non tutto è negativo. Il turismo, ad esempio, sta crescendo con forza: +10% di arrivi nel 2024, +15% di presenze, distribuzione equilibrata tra città e provincia, con il 60% concentrato nell’extra-alberghiero.

Arezzo e il suo territorio si muovono finalmente in sintonia, anche grazie al lavoro di promozione sviluppato negli ultimi anni.

A completare il quadro è l’intervento di Massimo Guasconi, che sposta l’attenzione sulle leve strategiche su cui Arezzo può puntare per competere davvero: internazionalizzazione, formazione e semplificazioni amministrative.

La Camera di Commercio accompagna centinaia di imprese all’estero, con missioni, progetti di affiancamento e supporto tecnico. Ma oggi serve un salto in più: una nuova fase di apertura verso mercati non tradizionali.
Un altro tema cruciale riguarda la possibilità di introdurre anche in Toscana forme di Zone Economiche Speciali (ZES), strumenti che potrebbero garantire: incentivi fiscali, iter autorizzativi molto più rapidi, attrazione di investimenti esterni, competitività per le imprese già presenti.

Guasconi però mette in guardia su un punto che tutti i relatori condividono: senza una formazione adeguata, tutto il resto rischia di diventare irrilevante. Troppo spesso le imprese cercano profili fuori provincia, quando invece il territorio dispone di giovani validi che non vengono intercettati o valorizzati.

Gli strumenti ci sono, ITS, percorsi in azienda, formazione continua, ma devono essere potenziati e soprattutto coordinati in una strategia comune.

Quale direzione per Arezzo? 

Dal confronto emerge una fotografia limpida: Arezzo ha enormi potenzialità ma è arrivata al momento delle decisioni.
Il bivio è reale: da una parte la continuità, che rischia di trasformarsi in declino; dall’altra un modello territoriale moderno, capace di trattenere talenti, attrarre investimenti e coordinare le tre anime economiche della città: oro, innovazione, turismo.
Ciò che serve davvero non è un singolo intervento, ma una visione condivisa che tenga insieme imprese, sindacati, scuole, istituzioni e cittadini. Una città capace di cambiare passo, semplificare, investire sui giovani e promuovere ciò che la rende unica nel panorama nazionale.

Arezzo non è in crisi: è in trasformazione. La direzione, però, va scelta adesso.

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