di Massimo Gervasi
La “paghetta previdenziale” tedesca e sulla timida replica italiana.
La Germania ha appena lanciato una misura che, volenti o nolenti, farà discutere l’Europa intera: 10 euro al mese per ogni ragazzo dai 6 ai 18 anni, versati direttamente dallo Stato in un fondo di investimento privato, intestato al minore e bloccato fino all’età pensionabile.
Una sorta di “paghetta previdenziale” pensata per costruire un capitale di lungo periodo e, allo stesso tempo, educare i cittadini fin da piccoli al tema della previdenza.
Per capire meglio questa scelta e confrontarla con quanto accade in Italia, abbiamo chiesto un parere a Massimo Gervasi, referente dell’associazione sindacale P.I.N. (Partite Iva Nazionali), da sempre attento ai temi previdenziali e alla tutela delle famiglie.
La Germania ha scelto un modello semplice e universale:
- 10 euro al mese per tutti i minori tra 6 e 18 anni residenti nel Paese;
- denaro versato in un piano di investimento azionario o misto intestato al ragazzo;
- gestione affidata ai genitori fino alla maggiore età,
- capitale bloccato fino ai 67 anni, con rendimenti esenti da tasse;
- costo per lo Stato: circa 1 miliardo l’anno.
Obiettivo: rafforzare il secondo pilastro pensionistico e insegnare l’educazione finanziaria.
Secondo alcune simulazioni, quei soli 10 euro al mese, investiti dai 6 ai 18 anni con un rendimento medio del 7%, potrebbero trasformarsi in circa 65.000 euro al momento della pensione.
Non mancano le critiche, importi simbolici, misura più educativa che risolutiva, ma la Germania ha scelto di fare un passo concreto, guardando al futuro.
Questo in Germania non è un bonus, è una visione. È un messaggio culturale: lo Stato dice ai giovani "ti accompagno per tutta la vita". La forza della misura non sta nei 10 euro, ma nel principio: è educazione finanziaria applicata, non chiacchiere. È insegnare a un bambino che la pensione si costruisce da piccoli, che il futuro non si improvvisa.
Bonus bambini: fattibilità in Italia
Tecnicamente si potrebbe fare anche da noi, l’infrastruttura esiste già. Ma politicamente non c’è il coraggio: c’è la tentazione continua di fare micro-misure, piccoli bonus che non cambiano la vita a nessuno.
La versione italiana: un’imitazione sbiadita
Mentre la Germania mette un miliardo di euro l’anno, l’Italia risponde con una misura molto più debole: il Fondo Previdenza Giovani; un fondo che riguarda solo i neonati, non tutti i minori.
- Deve essere attivato dai genitori entro 3 mesi dalla nascita;
- La famiglia deve versare almeno 100 euro;
- Lo Stato aggiunge 50 euro una tantum;
- Budget annuo: 18 milioni;
- Il denaro è utilizzabile a 18 anni: università, corsi, attività. Non è un fondo pensione.
Questa non è previdenza: è un salvadanaio di diciott’anni. Non aiuta una futura pensione, aiuta a pagare un corso. È utile, ma è un’altra cosa. Finché in Italia non si affronterà davvero il tema delle pensioni future dei giovani, continueremo a fare misure simboliche che servono più alla propaganda che alla vita delle persone.
Italia gli strumenti esistono già
È importante sapere che in Italia gli strumenti esistono già. Ma le famiglie non ce la fanno. In Italia oggi si può già aprire un fondo pensione a un bambino. Con molti vantaggi:
- deducibilità fino a 5.164 euro l’anno;
- tassazione finale ridotta (fino al 9% dopo 35 anni);
- vigilanza Covip;
- capitalizzazione a lungo termine.
Il problema non è lo strumento. Il problema è che milioni di famiglie italiane non riescono neppure a mettere da parte 50 euro al mese. Come pretendiamo che pensino a un fondo pensione per un figlio?
La proposta tedesca avrebbe un potenziale enorme. Si tratta di un modo intelligente per preparare una generazione che, diciamolo chiaramente, non avrà le pensioni dei propri genitori. Le carriere sono discontinue, i salari bassi, i contributi insufficienti. Il rischio è di creare un esercito di futuri anziani poveri.
La paghetta previdenziale è soprattutto una strategia educativa: è dare un esempio, inculcare l’idea di risparmio e di responsabilità. È molto più di quei 10 euro.
Perché in Italia non si farà?
Perché costerebbe troppo, richiederebbe una visione ventennale e non porterebbe voti immediati. Oggi la politica non ragiona più sul futuro, ma sul prossimo sondaggio: qui si parla di visione tedesca contro improvvisazione italiana.
La Germania ha lanciato un segnale: il futuro si costruisce da bambini.
L’Italia ha risposto: vediamo, forse, se c’è budget… e intanto facciamo un bonus.
Un vero fondo pensione per i bambini in Italia sarebbe possibile, ma servono tre cose che oggi non abbiamo: coraggio politico, un piano serio e la volontà di investire nelle nuove generazioni. Senza questo, resteremo sempre a metà strada, con un braccino corto che ci condanna al futuro che non vogliamo.
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