Rinnovo contratto medici: un contratto che fa comodo a tutti, tranne a chi lavora e a chi si cura

Pubblicato il 24 novembre 2025 alle ore 07:00

di Massimo Gervasi

La verità e le domande scomode sul rinnovo: tra manovre politiche, sindacati spaccati e una sanità pubblica al limite del collasso. Il governo festeggia, alcuni sindacati brindano, l’ARAN sorride.
E i lavoratori? Come sempre, loro restano gli unici a rimetterci.

Il rinnovo del CCNL dei dirigenti medici, veterinari e sanitari viene presentato come un “passo storico”: 491 euro di aumento, 6.500 euro di arretrati, stipendi “aggiornati”.
Peccato che, dietro la facciata, si nasconda un’altra verità: l’aumento vero, tecnico, quello che finisce davvero nella busta paga, è molto più basso. E soprattutto non recupera nemmeno lontanamente l’inflazione degli ultimi anni.

Perché questo contratto non convince (quasi) nessuno che lavori davvero in sanità?

Le analisi più oneste come quelle della CGIL e di altre sigle tecniche, dicono chiaramente che:

–10% di perdita reale in busta paga rispetto al potere d’acquisto pre-inflazione
–538 € lordi di perdita media mensile reale
–401 € lordi di differenza sul tabellare rispetto a ciò che serviva per recuperare
–18.000 € medi di arretrati mancanti rispetto a una vera indicizzazione

Incrementi minimi o simbolici per le fasce più basse (B-C-D)

Clausole di garanzia insufficienti

Insomma: un aumento che sulla carta sembra generoso, ma che nei fatti non copre nemmeno il danno subito dai lavoratori negli ultimi tre anni. Perché alcuni sindacati hanno firmato? Semplice: perché la firma serviva. ANAOO, CISL Medici, UIL FPL e CIMO-Fesmed hanno giustificato l’ok dicendo che: Era “irresponsabile non firmare”. Bisognava “portare a casa” quello che c’era. L’accordo sarebbe “un punto di partenza”.

Un punto di partenza? O un favore politico?

Perché il rinnovo è arrivato dopo appena tre incontri, una velocità che nel mondo dei contratti pubblici non si era mai vista. E guarda caso arriva proprio mentre il governo ha bisogno di mostrare risultati, soprattutto in un settore, la sanità, dove le critiche montano ogni giorno.

Perché la CGIL dice NO (e accusa gli altri di essersi inginocchiati)

La CGIL ha detto “no” e ha parlato apertamente di: firma “politica”, accordo “a perdere”, ingiustizia per i dirigenti non medici,  mancanza di risposte sulle condizioni di lavoro.

Secondo il sindacato, questo rinnovo è: “Una vittoria solo per il governo, non per chi lavora negli ospedali.”

E numeri alla mano, è difficile smentirla. Ma c’è anche chi dice che Landini sta facendo politica e non sindacato. Ed ecco la parte più scomoda: se da una parte la CGIL accusa gli altri di essersi piegati al governo, dall’altra c’è chi sostiene che Landini stia usando proprio questo contratto come trampolino per la politica.

Le critiche più puntuali dicono che: Landini vuole presentarsi come il grande oppositore sociale del governo. Ha bisogno di “marcare la distanza” per preparare una futura candidatura. Sta cavalcando il malcontento dei lavoratori come piattaforma politica. In passato ha firmato contratti con aumenti anche più bassi, senza protestare.

Il sospetto, per molti, è chiaro: “Oggi non firma non per difendere i lavoratori, ma perché gli conviene non firmare.”

Insomma, uno scontro tutto politico dove i lavoratori diventano ostaggi di strategie personali e di partito.

E mentre sindacati e politica litigano, chi paga il prezzo?

I lavoratori, ovviamente. E gli utenti. Perché un contratto debole, insufficiente e tardivo significa: meno personale, più dimissioni, fuga verso il privato, turni massacranti, medici e dirigenti che rinunciano agli incarichi e servizi che si impoveriscono.

E noi cosa vediamo: liste d’attesa infinite, pronto soccorso al collasso, visite specialistiche rinviate di mesi, interi reparti sotto-organico.

La verità è che la sanità pubblica non sta cedendo: sta crollando e un contratto così non la salva, non la rafforza, non la rilancia, la mette solo un po’ di più nel pantano.

E la sanità privata? Totalmente dimenticata.

Mentre ci si scanna sul contratto pubblico, il settore privato continua a essere: ignorato, sottopagato, non rinnovato, privo di tutele.

Per concludere: il governo si prende il merito mentre alcuni sindacati si prendono la firma e la CGIL si prende la bandiera dell’opposizione. Landini si prende la ribalta.

E i lavoratori? E i cittadini? Loro si prendono il resto: turni impossibili, stipendi insufficienti, reparti vuoti e liste d’attesa infinite. Questo contratto non cura la sanità. La anestetizza. Ma il dolore rimane e cresce.

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