L'Italia è davvero leader nel riciclo dei rifiuti?

Pubblicato il 10 novembre 2025 alle ore 07:00

di Rita Bruno

Il Testo Unico Ambientale, disciplinato dal Decreto Legislativo 152 del 2006, rappresenta la normativa italiana che regola la tutela dell'ambiente. Questa legge affronta diverse tematiche ambientali, tra cui la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), con l'obiettivo di valutare gli effetti diretti e indiretti dei progetti sull'ambiente.

La normativa si occupa inoltre della tutela delle acque e del suolo, della gestione dei rifiuti e delle bonifiche, nonché della prevenzione e del controllo dell'inquinamento atmosferico. Un altro aspetto fondamentale è il risarcimento dei danni ambientali, con l'obiettivo di ripristinare lo stato dell'ambiente danneggiato.

L'obiettivo principale del Testo Unico Ambientale è promuovere la qualità della vita attraverso la salvaguardia dell'ambiente e l'uso razionale delle risorse naturali. In questo modo, si mira a garantire un equilibrio tra lo sviluppo economico e la protezione dell'ambiente per le generazioni future.

Legislazione Nazionale sulla gestione dei rifiuti

Lo smaltimento dei rifiuti in Italia è stato regolato organicamente dal DPR 915 del 10 settembre 1982, emanato in attuazione delle direttive CEE n. 75/442 (relative ai rifiuti pericolosi), n. 76/403 (relativa allo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili- rifiuti altamente inquinanti) e n. 78/319 ( relativa ai rifiuti in generale).

Il DPR 915/82 è un dispositivo "quadro" nel quale vengono affermati i principi generali da osservare e si fondava sulla gestione del rifiuto mediante l'attività di eliminazione dello stesso senza valorizzarne la possibilità di riutilizzo o riciclo.

Nel 1997 invece la situazione viene modificata con il cosiddetto "Decreto Ronchi" ( D.Lgs.22/1997) basandosi su due principi di ordine generale e  vietando in primis a chiunque detenga rifiuti di abbandonarli, imponendo di provvedere al loro smaltimento o recupero nelle varie forme previste dal decreto stesso a seconda anche del tipo di detentore.  In seconda, dopo aver ribadito che la gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse, il Decreto si preoccupa di indicare la priorità della riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti prodotti e del loro recupero, riutilizzo e riciclaggio, rispetto allo smaltimento.

Con il termine "rifiuto" si fa riferimento ai "rifiuti solidi"  cui si aggiungono anche tipologie di "rifiuti liquidi" (in genere i liquidi concentrati di origine industriale) non recapitati in fognature dotate di depuratore terminale ma trasportati agli impianti di smaltimento in modalità analoghe ai rifiuti solidi :  trasporto stradale, ferroviario o marittimo.

Classificazione dei rifiuti

L'origine (rifiuti urbani e speciali) e la pericolosità (pericolosi e non pericolosi) sono i due criteri principali della classificazione dei rifiuti, determinando così la loro gestione.

Per origine si intende rifiuti urbani prodotti dai cittadini nelle abitazioni o assimilabili per tipologie come i rifiuti domestici, rifiuti vegetali da giardini e parchi, rifiuti da spazzamento strade e svuotamento cestini, rifiuti abbandonati su aree pubbliche. I rifiuti speciali derivano da attività produttive, industriali, artigianali, commerciali, agricole, sanitari, di costruzione e demolizione.

Per pericolosità si intende i rifiuti pericolosi che contengono sostanze tossiche, infiammabili, corrosive, reattive o infettive, vengono identificati da un codice CER* con un asterisco (batterie, vernici, solventi). I rifiuti non pericolosi sono quelli che non presentano caratteristiche di pericolo per la salute e l'ambiente come carta, plastica, vetro, organico.

*Catalogo Europeo dei Rifiuti ( CER o ER ) vengono utilizzati i codici CER o ER* con asterisco e i codici "a specchio" quest'ultimi indicano che il rifiuto può essere pericoloso o meno a seconda della concentrazione della sostanza in esso contenute, richiedendo una verifica specifica.

Gerarchia della Gestione dei Rifiuti

La gerarchia della gestione dei rifiuti rappresenta un quadro concettuale fondamentale per orientare le decisioni relative alla gestione dei rifiuti, sia a livello individuale che organizzativo. Questa gerarchia stabilisce una precisa scala di priorità per affrontare la questione dei rifiuti, con l'obiettivo di minimizzare l'impatto ambientale.

La gerarchia della gestione dei rifiuti stabilisce una precisa scala di priorità per affrontare la questione dei rifiuti, con l'obiettivo di minimizzare l'impatto ambientale. Innanzitutto, la prevenzione è fondamentale per ridurre la quantità di rifiuti prodotti, evitando di generare materiali di scarto.

Successivamente, il riutilizzo gioca un ruolo importante nel dare una seconda vita ai materiali e agli oggetti, riducendo la necessità di nuovi acquisti e minimizzando i rifiuti.

Il riciclo è un'altra strategia cruciale che consiste nel trasformare i materiali di scarto in nuovi prodotti, riducendo la quantità di rifiuti inviati in discarica. Quando il riciclo non è possibile, il recupero di energia o materiali dai rifiuti che non possono essere riciclati rappresenta una valida opzione.

Infine, come ultima opzione, lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in modo sicuro e rispettoso dell'ambiente. 

La gerarchia della gestione dei rifiuti ci guida verso una gestione più efficiente e rispettosa dell'ambiente e contribuisce a rivalutare il nostro rapporto con i rifiuti, adottando un approccio più sostenibile e responsabile.

Eccellenza nel riciclo ma la sfida continua 

L'Italia si distingue come leader europeo nel riciclo, superando la media UE in diversi settori. Con un tasso di riciclo totale dei rifiuti dell'85,6% e un utilizzo di materie prime seconde del 20,8%, il Paese conferma la sua eccellenza, in particolare nel riciclo dei rifiuti d'imballaggio, con un tasso del 75,3% nel 2023, ben oltre gli obiettivi europei. Anche nel riciclo del ferro, l'Italia primeggia a livello europeo, con un elevato tasso di recupero di rottame. Tuttavia, permangono sfide per uniformare le performance a livello nazionale e raggiungere una maggiore omogeneità.

Scarsi nella prevenzione? 

La vulnerabilità della prevenzione dei rifiuti urbani deriva principalmente dalla mancanza di consapevolezza e partecipazione attiva dei cittadini, da modelli di consumo insostenibili, da una gestione inefficiente dei processi produttivi e dalla scarsa adozione di tecnologie pulite. Queste criticità contribuiscono a un'eccessiva produzione di rifiuti, con gravi conseguenze per l'ambiente e la salute umana.

Rafforzare la prevenzione 

Per rafforzare la prevenzione dei rifiuti, è fondamentale adottare un approccio multiplo che coinvolga sia i cittadini che le imprese. Una strategia efficace consiste nel promuovere la cultura delle "3 R" Riduzione/Riuso/Riciclo, incoraggiando la riduzione dei consumi, il riutilizzo degli oggetti e un'efficace raccolta differenziata attraverso campagne di sensibilizzazione e programmi educativi che promuovano comportamenti sostenibili.

L'adozione di tecnologie pulite è un altro passo importante, sviluppando e implementando processi produttivi più sostenibili e tecnologie che riducono la produzione di scarti. Le imprese possono giocare un ruolo chiave in questo senso, adottando pratiche di produzione più efficienti e sostenibili.

 Passare da un modello lineare a uno circolare è fondamentale, mantenendo i materiali in uso il più a lungo possibile attraverso la progettazione di prodotti più durevoli e riutilizzabili, nonché attraverso la promozione del riutilizzo e del riciclo dei materiali.

Infine, l'educazione e la sensibilizzazione sono cruciali per informare i cittadini e le aziende sull'importanza della prevenzione e sulle buone pratiche, promuovendo comportamenti sostenibili e riducendo la produzione di rifiuti. Implementando queste strategie, possiamo ridurre significativamente la quantità di rifiuti prodotti e promuovere un futuro più sostenibile per le generazioni future. 

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