di Redazione
Un attentato dinamitardo ha colpito il giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, nella notte del 16 ottobre 2025. Un drammatico innalzamento del livello di intimidazione contro il giornalismo investigativo in Italia.
A Pomezia, alle porte di Roma, uno o più ordigni hanno fatto esplodere le automobili del giornalista e di sua figlia, distruggendole e mettendo a serio rischio l'incolumità della famiglia. Ranucci ha dichiarato che la figlia era passata accanto alle vetture solo pochi minuti prima della deflagrazione. Un episodio che lo stesso Ranucci ha definito un "salto di qualità" rispetto alle minacce passate, come i proiettili recapitati nel 2024. Non a caso, il giornalista si è anche preoccupato per il suo staff, invitando i suoi giornalisti alla massima attenzione.
Le indagini e le piste dell'antimafia
Sul caso sta indagando la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma che ha aperto un fascicolo per danneggiamento aggravato con l'aggravante del metodo mafioso. Le indagini si concentrano sulle numerose inchieste portate avanti da Report, che toccano nervi scoperti del potere e della criminalità organizzata. Ranucci, che vive sotto scorta dal 2021, ha fornito agli inquirenti diversi elementi sulle inchieste svolte dal programma. L'ipotesi degli investigatori è che l'ordigno sia un chiaro avvertimento, forse in vista di inchieste future non ancora andate in onda. A seguito del grave gesto, il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha disposto l'immediato rafforzamento delle misure di protezione per il giornalista e la sua famiglia.
"Piena solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia per il grave attentato di cui è stato vittima. Un gesto vigliacco e gravissimo che rappresenta un attacco non solo alla persona ma alla libertà di stampa e ai valori fondamentali della nostra democrazia. Ci sarà il massimo impegno delle forze di polizia per accertare rapidamente gli autori. Ho dato mandato di rafforzare al massimo ogni misura a sua protezione" ha dichiarato in una nota il ministro dell’Interno.
La solidarietà della piazza: "Ranucci la tua scorta siamo noi"
La risposta della società civile è stata unanime: l'attentato a Ranucci è un attacco alla libertà di stampa e ai valori della democrazia. In una nota diffusa da Palazzo Chigi, la premier Giorgia Meloni, ha espresso "piena solidarietà al giornalista Sigfrido Ranucci e la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito”, sottolineando che “la libertà e l'indipendenza dell'informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”. Solidarietà espressa dallo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, condannando questo severo gesto intimidatorio.
La condanna si è trasformata in una mobilitazione popolare. A Roma, i cittadini hanno organizzato una manifestazione di solidarietà sotto la sede della RAI e, in contemporanea, centinaia di persone si sono radunate davanti all'abitazione del giornalista a Pomezia sotto lo slogan "Ranucci la tua scorta siamo noi".
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