Assegnato il Codice Ateco alle Escort: tra legalità, vuoti normativi e diritti negati

Pubblicato il 20 ottobre 2025 alle ore 07:00

di Massimo Gervasi

Milano. Nella cornice elegante dell’Hotel dei Cavalieri si è svolto il convegno “Ateco 96.99.92 Sex Work verso una visione chiara e consapevole”, un evento destinato a lasciare il segno nel dibattito nazionale sul riconoscimento del lavoro sessuale in Italia.

Organizzato da un noto portale del settore e moderato dalla giornalista Hoara Borselli, l’incontro ha riunito avvocati, commercialisti, psicologi e rappresentanti di categoria per discutere gli effetti concreti del nuovo codice Ateco 96.99.92, entrato ufficialmente in vigore il 1° aprile 2025.

Un codice dal titolo neutro, “Servizi di incontro ed eventi simili” , che di fatto consente, per la prima volta, l’apertura di partite IVA da parte di escort, accompagnatrici e professionisti del sesso.

Una svolta storica, almeno in apparenza.

Dietro la formalità di un codice amministrativo, però, si nasconde un terreno scivoloso.
La Legge Merlin del 1958, che vieta lo sfruttamento e l’organizzazione della prostituzione, rimane pienamente in vigore, e la descrizione del nuovo codice, che include “la fornitura o organizzazione di servizi sessuali, l’organizzazione di eventi di prostituzione o la gestione di locali di prostituzione”, ha sollevato immediatamente dubbi di compatibilità penale.

A denunciarlo pubblicamente è stata l’associazione PIN- Partite Iva Nazionali, presente al convegno con il suo presidente, il Cav. Antonio Sorrento, che ha ribadito la necessità di “fare chiarezza prima che qualcuno rischi sanzioni penali senza rendersene conto”.

> “Prendiamo atto dell’adozione del nuovo codice Ateco, ha spiegato Sorrento, ma chiediamo al Ministero di chiarire i limiti e le garanzie operative. La prostituzione in sé non è reato, ma le attività di intermediazione o gestione possono rientrare nelle fattispecie previste dalla Merlin. Ci sono ambiguità che vanno risolte subito, prima che diventino trappole burocratiche o giudiziarie.”

Proprio per questo motivo, Partite Iva Nazionali ha depositato in Senato la petizione n. 1282/2025, redatta dal proprio comitato scientifico con la collaborazione dei dottori Giuseppe e Donatella Dragone, dell’avvocato Matteo Sances e del dott. Nicola Della Valle.
L’obiettivo: chiedere l’apertura urgente di un tavolo tecnico con i Ministeri competenti per valutare la reale applicabilità del codice 96.99.92 e le sue ricadute fiscali, giuridiche e previdenziali.

 “Non chiediamo ideologia, ma chiarezza, ha aggiunto Sorrento perché dietro a ogni codice ci sono persone, spesso donne, che lavorano senza tutele. Ignorare la realtà del sex work significa condannarle all’invisibilità e all’emarginazione, esponendole al ricatto e alla precarietà. Noi vogliamo invece portare questo tema dentro la legalità, la sicurezza e la dignità.”

Il convegno di Milano, più che chiudere una discussione, l’ha rilanciata

L’Italia, che da decenni evita di affrontare il tema del sex work in modo strutturale, si ritrova oggi davanti a un bivio: riconoscere e regolamentare un fenomeno sociale esistente o continuare a nasconderlo dietro codici ambigui e zone grigie.

Il nuovo codice Ateco sembra un passo avanti sulla carta, ma rischia di trasformarsi in un paradosso giuridico se non accompagnato da una riforma chiara, coerente e condivisa.
Perché non si può tassare ciò che, di fatto, si continua a considerare moralmente illegittimo.

Come ha sottolineato il presidente Sorrento, “costruire tutela su misura in un’economia che cambia” è una sfida che riguarda tutti, anche chi, oggi, lavora nell’ombra di un sistema che ancora preferisce non vedere.

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