di Massimo Gervasi
La manovra economica 2026, approvata in extremis dal Consiglio dei ministri, ha un valore stimato tra 18 e 18,7 miliardi e si propone come l’“aggiustamento intelligente” dello Stato.
Sotto la patina delle parole chiave, famiglie, imprese, sanità, emergono numerosi punti critici, controversie e ingiustizie. Ecco la mappa delle polemiche che già bollono dietro i numeri.
Le critiche alla Manovra 2026
1. Pensioni: aumenti graduali, ma per chi?
Il governo ha confermato che l’adeguamento all’aspettativa di vita non sarà bloccato in toto ma diluito nel tempo: +1 mese nel 2027, +2 mesi nel 2028.
È confermato che i lavori gravosi e usuranti saranno esentati da questi aumenti.
Gli annunci parlano anche di incrementi per le pensioni minime: un aumento mensile previsto sui valori di poco più di 20 € (secondo quanto affermato dal Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti).
Analizziamo i vari aspetti del caso tenendo conto delle paure espresse di alcuni professionisti in materia e dalle Associazioni di categoria.
La rivalutazione “leggera” rischia di erodere potere d’acquisto dei pensionati con redditi bassi: l’aumento non coprirà nemmeno l’aumento reale dei costi di luce, gas e beni essenziali.
Organizzazioni sindacali come la CGIL denunciano che la manovra “non fa crescere il Paese, non contiene investimenti seri e non affronta i nodi di fondo” della previdenza.
2. Le imprese: incentivi (pochi) e mancanza di visione
Nel capitolo imprese, la manovra conferma l’ampliamento del super-ammortamento / maggiorazioni fino al 180% per investimenti in beni strumentali fino a certi limiti.
Vengono stanziati 2 miliardi per adeguare i salari al costo della vita.
Si conferma anche un taglio IRPEF sulla seconda aliquota (da 35% a 33%) per i redditi medi (tra 28.000 e 50.000 euro).
Dura la critica del presidente Emanuele Orsini di Confindustria, il quale sostiene che “la ricchezza del Paese non la fai con l’Irpef o con le pensioni”, ma con investimenti e competitività.
Gli industriali sottolineano l’assenza di una politica industriale di lungo periodo e giudicano gli incentivi frammentati e poco credibili.
3. Banche e assicurazioni: il contributo obbligato e lo scontro interno
Una delle coperture più controverse è il contributo straordinario che sarà richiesto a banche e compagnie assicurative. Le bozze parlano di 4-4,5 miliardi nel triennio come prelievo su riserve, dividendi o nuovi oneri.
La verità è che il Governo va cauto con le banche per paura di ritorsioni.
Si teme che le banche possano reagire aumentando il costo del credito per famiglie e imprese.
Alcuni economisti parlano di “elemosina dalle banche” poiché la manovra non finanzia investimenti reali ma limita tagli e coperture simboliche.
Scontro politico interno: voci della Lega favorirebbero un prelievo più blando, altri respingono tributazioni “forzate”.
4. Sanità, famiglia e welfare: risorse annunciate, ma dubbi di realizzazione
Sul fronte sanità: +2,4 miliardi per il 2026 (oltre ai rifinanziamenti già previsti), 2,65 nei due anni successivi. Le risorse saranno destinate a nuove assunzioni, potenziamento delle strutture e riduzione delle liste d’attesa.
Per la famiglia, la manovra prevede bonus mamme da 40 a 60 € mensili, e misure contro la povertà familiare.
Su queste tematiche la perplessità è doverosa.
Analisti del settore sanitario segnalano che i 2,4 mld aggiuntivi non bastano per colmare l’arretrato strutturale in risorse, personale e apparecchiature.
Alcuni giornali ricordano che molte promesse non sono state mantenute negli ultimi anni: ad esempio, per i pensionati si prospettano “briciole”, rivalutazioni minime che non copriranno la perdita di potere d’acquisto.
Sindacati e associazioni sociali denunciano la mancanza di investimenti veri e un welfare che resta fragile.
Come appare la Manovra 2026
Crescita debole e vincoli di bilancio (rischio recessione). Una manovra che appare priva di strumenti per rilanciare realmente la crescita (tecnicamente obbligato e politicamente debole).
La Manovra 2026 si presenta come un compromesso: promette molto, realizza poco e distribuisce male i sacrifici.
È una finanziaria che difende il rigore, ma rischia di punire chi non ha scudi: lavoratori in età intermedia, pensionati con redditi bassi, PMI già sotto pressione.
Le misure in sanità, famiglia e imprese sono utili, ma insufficienti rispetto ai fabbisogni reali e alle sfide strutturali italiane. Le esenzioni (lavori usuranti, gravosi) e le eccezioni (chi ha già 64 anni) mostrano la fragilità politica: non si osa spingere su riforme di rottura.
Infine, se il vettore della crescita resta in panne, questa sarà ricordata come la manovra che difese i conti, ma non il Paese.
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